Janara
La janara o strega di Benevento nelle credenze popolari dell'Italia meridionale
Le janare secondo la leggende popolari nascevano nella notte della vigilia di Natale. Tra le loro abitudini avrebbero avuto quella di fare di notte le treccine alla criniera dei cavalli, lasciando dei nodi, ricorrenti nei rituali magici, come una sorta di incantesimi capaci di legare certe linee di forza sottili.

Le Janare (streghe beneventane) si riunivano sotto un immenso noce lungo le sponde del fiume Sabato.

Probabilmente questi racconti nacquero nel periodo del regno longobardo su Benevento, poiché anche se quasi tutti gli abitanti della città si erano convertiti al cristianesimo, alcuni veneravano ancora in segreto gli Dei pagani, in particolare le dee Iside, Diana ed Ecate, il cui culto è tuttora testimoniato da monumenti sparsi per la città.

Dopo l'arrivo dei Longobardi, anch'essi pagani, forse alcuni dei pagani rimasti si unirono a loro nel culto degli alberi tipico dei germani e della religione longobarda, e nel culto della vipera dorata cara ad Iside: da qui forse nacquero le leggende delle orge infernali che si tenevano le notti di sabato sotto l'enorme noce.

Dopo che San Barbato nel VII secolo ebbe abbattuto il noce, a partire dal 1273 sarebbero iniziate a circolare dicerie a Benevento su raduni di streghe.[12] Secondo le dichiarazioni di Matteuccia da Todi, processata per stregoneria nel 1428, si sarebbe trattato di cerimonie intorno allo stesso albero poi ricresciuto.

Secondo la tradizione, per poterla acciuffare bisognava afferrarla per i capelli, il suo punto debole. Inoltre si diceva che a chi fosse riuscito a catturare la janara ella avrebbe offerto la protezione delle janare sulla famiglia per sette generazioni in cambio della libertà.

Le stregonerie delle janare riguardavano soprattutto rimedi propri della magia e della medicina popolare, derivanti da antiche tradizioni pagane mescolatesi nel tempo con le forme, le preghiere e i sacramenti del cattolicesimo popolare, in un sincretismo che rivelerebbe la permanenza della supremazia religiosa greco-romana su quella cristiana-cattolica nel Mezzogiorno italiano, come rilevato da scrittori di estrazione protestante.[15]

In diversi paesi del Beneventano esistono svariate storie sulle janare ma bisogna ammettere che queste si assomigliano molto tra di loro, variando spesso solo per il luogo in cui è avvenuto il fatto e per il dialetto in cui viene raccontato, ovviamente ogni paesino ha la sua strega. Di seguito ci sono alcune di quelle più ricorrenti.

Fu trovato qui un foglio che narra di un boscaiolo beneventano passando di notte per uno di questi posti ebbe lo spiacere di assistere al sabba, cerimonia in cui si venerava Satana e ogni simbolo cristiano veniva messo al contrario. Egli, corso a casa, raccontò alla moglie tutto ciò che aveva visto: «C'erano donne che calpestavano la croce, altre che con alcuni uomini si dedicavano alle orge più sfrenate e altre ancora che si cospargevano di sangue. In mezzo a tutto ciò ho visto un cane orrendo che sedeva su un trono ...». La mattina dopo quell'uomo fu trovato ucciso.

Altra storia correlata alla figura della janara è quella che identifica un metodo pressoché infallibile per riconoscerle quando sono in sembianza umana: secondo questa diceria, basta recarsi alla messa della notte di Natale e, una volta terminata, uscire ed attendere per vedere le ultime donne che abbandonano la chiesa. Secondo la storia queste sarebbero le janare che, in forma umana, hanno assistito (per una sorta di contrappasso mistico-religioso) alla funzione più sacra di tutta la cristianità.